L’AVVISO DI ACCERTAMENTO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
L’avviso di accertamento è l’atto mediante il quale l’ufficio notifica formalmente la pretesa tributaria al contribuente a seguito di un’attività di controllo sostanziale.
L’avviso di accertamento deve essere sempre motivato, a pena di nullità, e deve indicare:
- gli imponibili accertati e le aliquote applicate;
- le imposte liquidate, al lordo e al netto delle detrazioni, delle ritenute di acconto e dei crediti d’imposta;
- l’ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni nonché il responsabile del procedimento;
- le modalità e il termine del pagamento;
- l’organo giurisdizionale al quale è possibile ricorrere.
Il contribuente che riceve un avviso di accertamento ha l’opportunità, se rinuncia a presentare ricorso, di ottenere una riduzione delle sanzioni. L’accettazione dei contenuti dell’atto ed il pagamento delle somme dovute, giuridicamente definita “acquiescenza”, comporta infatti la riduzione delle sanzioni amministrative irrogate, sempre che il contribuente:
- rinunci a impugnare l’avviso di accertamento;
- rinunci a presentare istanza di accertamento con adesione;
- provveda a pagare, entro il termine di proposizione del ricorso, le somme complessivamente dovute tenendo conto delle riduzioni.
Un’altra azione che il contribuente può intraprendere dopo aver ricevuto la notifica di un avviso di accertamento non preceduto dall’invito al contraddittorio, è la richiesta all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate della formulazione della proposta di accertamento con adesione (in questo caso, a seguito del contraddittorio e della definizione della pretesa tributaria, le sanzioni si applicano nella misura di 1/3 del minimo previsto dalla legge).
L’esecutività degli avvisi di accertamento: a partire dal 1° ottobre 2011 gli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate, decorso il termine per presentare ricorso, sono immediatamente esecutivi (legge n. 111 del 15 luglio 2011).
Come previsto dall’art. 29 del decreto legge n. 78/2010, gli avvisi devono contenere l’intimazione ad adempiere – entro il termine di presentazione del ricorso – all’obbligo di pagare gli importi in essi indicati o un terzo delle maggiori imposte accertate – a titolo provvisorio – nel caso in cui si decida di ricorrere davanti alla Commissione tributaria. L’intimazione ad adempiere al pagamento dovrà essere contenuta anche nel connesso provvedimento di irrogazione delle sanzioni e negli atti emessi successivamente, in tutti i casi in cui siano rideterminati gli importi dovuti.
Gli avvisi di accertamento diventano esecutivi decorso il termine utile per la proposizione del ricorso e devono espressamente riportare l’avvertimento che, trascorsi 30 giorni dal termine utile per il pagamento, la riscossione delle somme richieste sarà affidata agli agenti della riscossione. In pratica, si concentra nell’avviso di accertamento la qualità di titolo esecutivo e si passa dalla riscossione con emissione del ruolo e della cartella di pagamento a una procedura che non prevede più la notifica della cartella.
Per aiutare i contribuenti a prendere familiarità con il nuovo meccanismo degli “avvisi di accertamento esecutivi”, l’agente della riscossione, con raccomandata semplice o posta elettronica, informa il debitore di aver preso in carico le somme per la riscossione. L’informativa, che riguarda solo la circostanza dell’affidamento in carico e prescinde da ogni riferimento al contenuto sostanziale dell’atto, non sarà, naturalmente, inviata nel caso di fondato pericolo per la riscossione.
L’esecuzione forzata è comunque sospesa per legge per un periodo di 180 giorni dall’affidamento in carico agli agenti della riscossione dell’atto, senza che sia richiesto al contribuente alcun adempimento. La sospensione non si applica con riferimento alle azioni cautelari (ipoteca e fermo) e conservative e ad ogni altra azione prevista dalle norme ordinarie a tutela del creditore. Inoltre, non opera in caso di accertamenti definitivi, anche in seguito a giudicato, nonché in caso di recupero di somme derivanti da decadenza dalla rateazione.
Se esiste un giustificato pericolo per il positivo esito della riscossione, trascorsi 60 giorni dalla notifica dell’avviso di accertamento e del provvedimento di irrogazione delle sanzioni, l’esazione delle somme in essi indicate potrà essere affidata agli agenti della riscossione anche prima del decorso dei termini previsti nel loro ammontare integrale comprensivo di interessi e sanzioni.
Mi è stata notificata in data 06/05/2013 una multa, quale obbligato in solido anche se non ero più amministratore, elevata ad una società. Non ho fatto opposizione. In seguito, nel 2015, mi è arrivata a relativa cartella di pagamento dall’agenzia delle entrate; per problemi personali non sono riuscito a fare ricorso nei tempi canonici. Ricevuta ora una cartella di riscossione, mi chiedo se è indispensabile pagare tenuto conto che:
1)mi è stata notificata dopo 4 mesi
2)non ero più amministratore della società.
Grazie per vostro riscontro.
Cordialità
Mariano Arcidiacono, tel. 095648034 mobile 3335971763
Egr. Sig. Arcidiacono,
se la contravvenzione e la cartella di pagamento sono state regolarmente notificate e non sono state impugnate nei termini di legge, giuste o sbagliate, sono diventate definitive.
In quel caso è comunque possibile fare un’istanza in autotutela confidando nella buona fede della pubblica amministrazione.
Potrà inoltre rateizzare o attendere la successiva pace fiscale e definire in quel modo questo debito.
Cordiali saluti.
Mi è arrivato un accertamento fiscale che mi richiede di pagare 800 debito Irpef anno imposta 2014 e 2015. Per tali anni avevo fatto dichiarazione rispettivamente ultratardiva e tardiva per cui non mi è stato riconosciuto il credito di imposta anno 2013 e quindi non validata la compensazione per cui l F24 era a zero. Ho letto che il credito di imposta invece non è estinguibile o al massimo si prescrive in 10 anni. Quindi vorrei fare ricorso contro cartella di accertamento facendo valere il mio credito d imposta.Ho possibilità di vittoria? Grazie. Cordialmente.
Buonasera, il limite massimo per chiedere il rimborso del credito esposto in dichiarazione dei redditi è di dieci anni, decorrente dalla presentazione della dichiarazione (vedi ex multis Cass. ordinanza n. 2416 del 03.02.2021). Cordiali saluti.
Buongiorno ho fatto richiesta di assegno ordinario nel 2013. Ho avuto 2 risposte negative ma non sono andato in giudizio. La prescrizione è di 5 o 10 anni? Grazie cordiali saluti
Buonasera,
non ho ben capito a che assegno fa riferimento e la prescrizione di che cosa desidera sapere. Cordiali saluti.